Ma lei è Francesco Baracca ? No, io sono Baracchini….
Sul volto della persona che ha posto la domanda è comparso un misto di curiosità e sorpresa.
Facciamo un passo indietro, siamo a Piacenza, alla prima edizione della Aeronautica Balloon Cup, dove è stato allestito un mini campo 100, una versione ridotta di quanto è stato esposto alla grande manifestazione del centenario dello scorso anno a Pratica di Mare.
Appena varcato l’ingresso fa bella mostra di se lo Spad S.VII della fondazione Jonathan, di Giancarlo Zanardo, con le insegne del cavallino rampante e un pilota in divisa d’epoca che si prodiga nel raccontare la vita di chi sta impersonando, ed è normale per chi mastica qualcosa di storia abbinare il tipo di aereo con l’Asso italiano di Lugo di Romagna.
Invece, l’amico Ermete Grillo, presidente del Biplano Club Italia, ci tiene a precisare che lui indossa la divisa di Flavio Torello Baracchini, asso anch’esso della grande guerra e forse ingiustamente meno conosciuto, nonostante la sua vita aviatoria sia stata costellata di un numero importante di abbattimenti, 31 vittorie aeree, ma solo 21 riconosciute e accreditate.
Ma chi era Baracchini ?
Nasce a Villafranca Lunigiana, in provincia di Massa Carrara, il 28 luglio 1895 da Ulisse e Zaira Baracchini proprietari della pasticceria del paese. Non quindi una famiglia nobile e da ragazzo si appassiona allo sport e ai motori e per tale motivo frequenta l’Istituto Tecnico di La Spezia dove consegue la maturità nel 1914.
Il suo temperamento lo porta ad arruolarsi come volontario nel Regio Esercito all’età di 19 anni e grazie ai suoi studi viene assegnato al 3° Reggimento telegrafisti di Mantova, un ruolo che però gli calza stretto. La guerra è agli inizi, come molti giovani è impulsivo e sente il richiamo dell’azione al fronte. Chiede quindi di entrare a far parte nell’allora giovane aviazione, la domanda viene accolta e trasferito a Venaria Reale, dove inizia l’addestramento su monoplano Blériot XI. A fine marzo 1915 consegue il brevetto di pilota e si trasferisce a Torino Mirafiori dove con un Voisin ottiene quella che oggi è la “combat ready” e viene assegnato alla 7^ Squadriglia da ricognizione e combattimento, a Santa Maria la Longa.
Con il suo carattere, il ruolo in quella Squadriglia, non gli è congeniale, quindi chiede e ottiene il trasferimento alla linea caccia, che a quel tempo si affaccia nel panorama aeronautico, ma sono già note le gesta di piloti come Francesco Baracca, Fulco Ruffo di Calabria o Luigi Olivari.
Con il passaggio sul Nieuport 11 “Bebé” e il grado di sottotenente arriva all’81^ Squadriglia comandata da Salvatore Calori.
Inizia a volare moltissimo, nei suoi primi quindici giorni è impegnato in 27 missioni e affronta 5 combattimenti e 2 atterraggi di fortuna incolume.
La prima vittoria arriva il 15 maggio 1917, e sarà un Brandenburg a farne le spese sui cieli di Aisovizza.
Grazie anche al suo nuovo aereo, un Nieuport 17 con prestazioni migliorate, dal 3 al 26 giugno conquista il record di abbattimenti nel più breve periodo, arrivando a 9 velivoli caduti sotto i colpi della sua mitragliatrice.
Nonostante la sua giovane età, 22 anni e i pochi mesi d’esperienza, diventa il terzo asso di tutti i tempi dietro a Baracca e Olivari e si merita la medaglia d’oro al Valor Militare e la stampa lo acclama con il soprannome il “D’Artagnan dell’aria”.
Sviluppa un modo tutto suo di ingaggiare i combattimenti aerei, volando a quote molto elevate in attesa di un avvistamento, e una volta individuato, tuffandosi su di lui scaricando la mitragliatrice fino a distanze molto basse. Sorpresa e velocità non danno scampo al nemico che soccombe sotto i suoi colpi.
Nel 1917 viene ferito durante un combattimento, un proiettile lo colpisce al mento, ma nonostante le condizioni precarie riesce comunque, prima di fare un atterraggio d’emergenza, ad aver la meglio sul nemico e raggiunge così le 12 vittorie.
Passa molto tempo in ospedale dove tra l’altro riceve la visita del Re Vittorio Emanuele III e di Raymond Poincaré, presidente della Repubblica francese, che gli conferisce la Croce di Guerra con Palme.
Terminata la convalescenza è riassegnato alla 76^ squadriglia trasferita a Casoni, vola con un Hanriot HD.1 su cui fa dipingere quattro assi sulle fiancate e lì ricomincia ad ottenere vittorie arrivando a 19 abbattimenti che gli valgono la medaglia d’argento.
Trasferito nuovamente, a fine maggio 1918 confluisce all’81^ squadriglia che sta affrontando un periodo di crisi. L’arrivo di Baracchini è un nuovo stimolo per affrontare le numerose missioni sul Piave.
Il 23 giugno 1918, dopo 4 giorni di ricerca, viene ritrovato il corpo di Francesco Baracca colpito sul Montello.
A quel punto Baracchini diventa il migliore asso vivente in Italia, ma allo stesso tempo i suoi sentimenti lo portano ad affermare “Il mio orgoglio per il titolo che mi è assegnato è fatto tutto di venerazione per la memoria del mio grande predecessore. Prima di essere eletto a suo erede io dovrò essere il suo vendicatore. Se dovrò morire voglio morire con lui, da italiano, vivendo dovrò vendicarlo.”
Si alza in volo ogni giorno alla ricerca di nemici e le sue gesta infiammano lo spirito nazionale e viene acclamato dalla stampa. Scrive il Corriere di Napoli “Quando Baracca è caduto, il 19, Baracchini contava già 24 apparecchi abbattuti. In quattro giorni ne ha collocati in serie altri cinque e si è guadagnato la citazione personale sul bollettino di guerra! È un giovane, ripeto. E i giovani sono pur sempre, in ogni campo dell'attività umana, le energie vive della Nazione. Ma Flavio Torello Baracchini è qualche cos'altro: è un autentico eroe. E come tale, da oggi, egli entra nella storia della nostra invincibile aviazione da guerra!.”
Durante un mitragliamento a bassa quota, ad una colonna austriaca, è nuovamente ferito, questa volta all’addome, e deve essere operato d’urgenza.
Riceve la nomina a Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, il più giovane decorato nella storia dell’ordine, e promosso al grado di tenente per meriti di guerra.
La guerra, giunta al suo epilogo, non lo rivedrà in combattimento e Baracchini ne segue gli eventi dalla sua casa di Villafranca in convalescenza.
Al suo attivo ha 31 vittorie, ma nel 1919 viene modificata la procedura per il riconoscimento degli abbattimenti in guerra e gli vengono tolte 10 vittorie.
Essendo terminata la guerra, Baracchini nel poco tempo richiesto, non ha la possibilità di presentare le nuove testimonianze richieste e quindi passa, suo malgrado, dal secondo posto al quarto nella classifica degli assi italiani.
Promosso al grado di Capitano, per meriti di guerra, si congeda dall’Esercito, non prima di avere l’onore di scortare il feretro del Milite Ignoto all’Altare della Patria a Roma.
La vita da civile lo vede imprenditore di aeroplani e motori, attività che ha alti e bassi fino all’apertura dello stabilimento pirotecnico Baracchini, dove purtroppo rimane gravemente ustionato a causa di un incidente che provoca un’esplosione nella fabbrica il 18 agosto 1928.
Muore dopo una settimana di agonia per setticemia provocata dalle profonde ustioni riportate.
Al suo funerale, presso la Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma presenziano numerose personalità, compreso il Re Vittorio Emanuele III e Benito Mussolini. Viene dapprima tumulato nel cimitero del Varano e nel 1965 trasferito al suo paese natale Villafranca.
Ecco chi era Flavio Torello Baracchini, e per dovere di cronaca, riportiamo che Ermete Grillo, lunigianese di origine, sta realizzando una riproduzione perfetta del suo velivolo, un Macchi Hanriot HD.1 ma non solo, anche l’uniforme che indossa, in occasioni come queste, è stata riprodotta partendo da una divisa originale e personalizzata con fregi dell’Asso Villafranchese grazie alla documentazione fotografica fornita dalla famiglia di Baracchini.
“Una sorta di tributo, un omaggio alla prima Medaglia d’Oro al Valor Militare ad un ragazzo e ad una intera generazione che ha donato al paese la cosa più preziosa, la vita” così ci ha raccontato Ermete a fianco dello Spad a Piacenza.
Per ora ci fermiamo qui, ma ci riproponiamo di andare a trovare Ermete a casa sua per documentare la costruzione dell’aereo nella speranza di vederlo presto solcare i cieli.
Assi della prima Guerra Modiale
Francesco Baracca con 34 vittorie
Silvio Scaroni con 26 vittorie
Pier Ruggero Piccio con 24 vittorie
Flavio Torello Baracchini con 21 vittorie, 31 vittorie accreditate durante la guerra
Marziale Cerutti con 17 vittorie
Ferruccio Ranza con 17 vittorie
Luigi Olivari con 12 vittorie
Giannino Ancillotto con 11 vittorie
Antonio Reali con 11 vittorie
The Aviation