La nascita delle Alpi Eagles: Pitts Special S-2A

   L’incontro conviviale con alcuni piloti delle Alpi Eagles, Vincenzo Soddu ed Angelo Boscolo, assieme a Giuliano Basso, è stato l’occasione per rimembrare avvenimenti di un periodo colmo di soddisfazioni e di voli indelebili. Lo abbiamo rimarcato anche nella prefazione alla serie di capitoli dedicata al Team, che ne ha introdotto il tema di questi scritti.

   Partiamo, dunque, da dove tutto ebbe inizio, da come l’idea di una pattuglia civile venne pensata e realizzata.

 1 agosto 1976, Air Base Greenham-Common (UK), manifestazione aerea Intenational Air Tattoo ’76.

   Le Frecce Tricolori si presentano al pubblico con una formazione di 9+1 Fiat G-91PAN. Prima sezione: Gallus, Soddu, Carrer, Liva, Ruggiero; seconda sezione: Montanari, Petri, Valori, Gaddoni; Purpura solista (Boscolo prossimo a Pony 10).  

Una kermesse di alto livello, con ben quattro pattuglie acrobatiche straniere e le Red Arrows nel ruolo di padroni di casa. Tra i protagonisti anche un piccolo Team civile, il primo in Europa, composto da 5 Pitts Special S-2A: il Rothmans Aerobatic Team.

   Ma perché ricordare quest’evento? Due sono le circostanze che ci riconducono alle Alpi Eagles: la prima è la presenza di alcuni dei piloti PAN che, successivamente, entreranno a tutti gli effetti nelle fila della prima pattuglia acrobatica civile italiana; la seconda è l’esibizione dei Rothmans.

   Vincenzo Soddu, con Angelo Boscolo e Nunzio Ruggiero, osservando il volo dei Pitts condivisero la volontà di riproporre in chiave sportiva la disciplina acrobatica militare in Italia. Così Vincenzo ricorda come nacque l’idea: << Io, Angelo e Nunzio osservammo l’esibizione di questi piccoli aeroplani ad elica, veloci, prestanti…e col solista che si presentava al pubblico con una sciarpa bianca svolazzante fuori dall’abitacolo. Il Team era davvero ben organizzato: possedevano pure un velivolo da trasporto per i loro spostamenti. Sarebbe stato bello portare in Italia quest’iniziativa, ma era difficile approntare il tutto senza il sostegno di uno o più finanziatori >>.

   La grande volontà di esprimere la loro passione per il volo, in un’altra esperienza da piloti dopo la carriera militare, fu il motore della futura Alpi Eagles. D’altronde la loro era un’espressione unica nel suo genere, dettata anche dal carisma che contraddistingueva alcuni di questi piloti che indossavano la divisa azzurra. Parte di questa “ventilata” rivoluzionaria in termini di novità e modernità la si stava vivendo anche all’interno delle Frecce Tricolori, dove si era proposto un “blazer” di firma al posto della tradizionale divisa, in aggiunta a gadget vari (maglietta, giubbetto e brochure rivisitata).

   << Noi tre, assieme a Graziano Carrer, ne discutemmo e portammo avanti l’intenzione di concretizzare la proposta. Ne parlai anche con Valentino Brazzale, imprenditore vicentino di Zanè e grande appassionato di aviazione, che ebbi modo di conoscere durante il periodo PAN…il quale apprezzò, sostenendoci.  

Il destino fu dalla nostra parte quando, nel 1977, le Frecce Tricolori furono ospiti al Motor Show di Bologna per essere premiate col Casco d’oro assieme all’allora pilota automobilistico Mario Andretti.

  Nell’occasione incontrammo il responsabile sud Europa della Philip Morris, Marchese Nicolò di San Germano, un nobile gentilissimo al quale illustrammo l’idea. Fu entusiasta e ci promise che lo avrebbe fatto presente alla sede centrale a Londra >>.

   Non trascorse troppo tempo dall’incontro che ricevettero un invito presso Villa d’Este, durante il GP di Monza di Formula 1. Il Marchese doveva comunicare l’esito della proposta avanzata.

   << Da Londra giunse l’intenzione di formare un Team acrobatico misto, inglesi-italiani, ma la cosa non ci piacque!>>. Il disappunto era netto e ben noto, dettato non dalla sana rivalità che contraddistingueva le squadre acrobatiche in quegli anni, ma dagli stili di volo, dal modo nel quale si interpretava lo status di acrobazia.

   Sconfortato, Vincenzo riferì il tutto a Valentino Brazzale. Proprio in quel periodo l’azienda di Zanè stava lanciando un nuovo Brand nel settore lattiero-caseario. Era la giusta occasione per dare vita al Team. << Valentino, una volta ascoltate le mie perplessità, mi informò dei futuri sviluppi aziendali. Stavano lanciando il marchio Alpilatte, che identificava la gamma di prodotti latte, panna e yogurt confezionati con tecnologia UHT. Valentino voleva dare slancio ad Alpilatte, una nuova forma di pubblicità di impatto. Mi informò che ci avrebbe comprato lui gli aeroplani (4 Pitts Special S-2A) e che, finalmente, la nostra idea si sarebbe concretizzata!>>.

   Nascevano così le Alpi Eagles, le “aquile delle Alpi”, in onore dei maestosi rapaci che spadroneggiano nelle alte vette alpine, ma anche in onore dell’origine del Team: la Alpilatte e i loro finanziatori, fortemente legata al territorio montano dal quale ne ottengono la materia prima.

   Vincenzo, Angelo, Nunzio e Graziano avevano chiaro ciò che presto sarebbe divenuto realtà, ma la faccenda non fu così semplice. In primis, erano ancora piloti militari e a tutti gli effetti in servizio presso il 313° Gruppo. In seconda analisi, la certificazione del velivolo.

   Decisero, quindi, di stabilire la base del Team presso l’aeroporto di Trieste “Ronchi dei Legionari”, luogo accessibile ai futuri componenti della pattuglia che ne diverranno. Futuri è prioprio il caso di precisare, perché, all’atto sulla carta della neo-costituita pattuglia, i piloti militavano ancora a Rivolto con la divisa da Pony. Si decise che sarebbero usciti gradualmente dalle Frecce Tricolori per transitare alle aerovie civili, così da ritrovarsi appena possibile per gli allenamenti.

   << Io fui il primo a congedarmi dopo 4 anni di PAN divenendo pilota di linea presso la compagnia Alisarda. Successivamente seguirono Nunzio come pilota privato, Angelo in Alitalia >>.

   Per Graziano purtroppo non vi fu la possibilità di vedere realizzato il progetto; perì nell’incidente accorso durante un volo di addestramento a Rivolto nel luglio 1978, lasciando un vuoto tra i colleghi di Gruppo.

   << Coinvolgemmo Sergio Valori come quarto pilota e vollero unirsi al progetto anche Giuseppe Liva, Pietro Purpura e Massimo Montanari >>.

   Come avevamo accennato, il Pitts non era certificato in Italia, quindi vi si poneva un problema di non poco conto. Al di là dei fatti, Vincenzo si recò in America assieme ad un ingegnere di Torino presso la ditta costruttrice del velivolo.

   << Al nostro arrivo presso la ditta, fui affidato al collaudatore del Pitts che mi portò in volo. Ne scesi veramente provato come non mai: frullini, rovesci, figure acrobatiche di tutti i tipi…un volo impegnativo e per miracolo non ci rimasi male fisicamente. Il mezzo era valido, aveva ricevuto molta fama in suolo americano nell’ambito acrobatico….ne acquistammo 4 >>.

    Con i velivoli ormai prenotati, bisognava capire come muoversi nella contorta burocrazia nazionale: capire quale tipo di licenza fare, come certificare il Pitts e su quale normativa volare; tutte questioni risolte in tempi da record.

   << La certificazione, anche se drammatica, fu risolta con alcune accortezze, una delle quali la copertura mediante cuffia in pelle della connessione comandi alla cloche. Per la licenza, invece, il direttore del rilascio licenze in ENAC, Dott. Stanislao Ritacco, ci prese in simpatia e si “inventò” la licenza di volo aereo pubblicitario. Così facendo potemmo avviare la nostra “attività” di pattuglia acrobatica apponendo ai velivoli gli sponsor che ci sostenevano e che noi diffondevamo durante le manifestazioni. Venne risolto anche il problema relativo ai NOTAMS per le manifestazioni, con l’aiuto sempre di Ritacco >> .

   Conclusa la parte burocratica, il Team poteva finalmente accendere i motori. I velivoli, giunti in Italia, erano ricoverati in un hangar dell’aeroporto triestino, ma i piloti non erano abilitati sul mezzo.

   << Ancora una volta il fattore destino giocò il suo ruolo. Durante le svariate carte che dovemmo compilare, venni a conoscenza che in Italia esisteva un Pitts sperimentale. Assieme al proprietario, Cpt. Marchisio di Eurofly, riuscimmo a superare la certificazione e ci diede una mano con il passaggio macchina. Voli a doppio comando e finalmente eravamo abilitati sul Pitts >>.

   Iniziarono così gli allenamenti presso Ronchi dei Legionari per affinare la tecnica sul velivolo, provando figure acrobatiche in formazione.

   Proprio quando tutto si stava svolgendo con regolarità e in vista della prima stagione da protagonisti, un evento ebbe un forte impatto emotivo nel Team.

   << Ero in auto con Nunzio in uno dei solito viaggi verso Ronchi. All’uscita dell’autostrada Nunzio mi disse: “Vedi quei grandi tralicci dell’alta tensione? Pensa se uno di noi finisce lì dentro…Ne verrebbe fuori a triangolo!”. Quasi un presagio, un pensiero scaramantico di Nunzio.

   Un giorno, durante un volo addestrativo, Nunzio vide un plotone di Fanteria che stava controllando alcune postazioni. Non ci pensò un attimo e cominciò ad “inseguirli” col Pitts: bassi passaggi, picchiate…il plotone si sparpagliò per la campagna per paura di chissà cosa. Una scena da film, ma allo stesso tempo goliardica…com’era nello spirito di Nunzio. Purtroppo, nell’ipotesi di un basso tonneau, si pensa che l’aereo abbia toccato un palo di cemento di un vigneto. Fu un incidente fatale, dal quale perdemmo un caro amico, per me un fratello >>.

   Un dramma inaspettato che segnò una grave perdita; forse Nunzio venne "tradito", in una frazione di secondo, da quell'aereo nuovo che stava imparando a conoscere al massimo delle prestazioni. Il grande momento di sconforto, indubbiamente, portò a riflettere su un’eventuale stop tecnico, che avrebbe cancellato il battesimo della pattuglia. Tra perplessità e l’indecisione di mollare tutto, alla fine si scelse di proseguire…lo si doveva fare per onorare la memoria di Nunzio.  

La stagione 1981 ebbe inizio con i Pitts ridotti a 3 unità, la nuova livrea verde-bianco-blu e gli sponsor Alpilatte, Nordica, Ski Boots, Sete, OMP, Il Giorno e Sport Comunicazione.

   << Importante fu la presenza del Marchese Nicolò di San Germano che da quel momento e per dieci anni ci è stato vicino, ma anche del Dott. Fabrizio Servente (all’epoca direttore della Zegna, poi divenuto uno dei managers più importanti della Benetton) quale redattore del progetto marketing >>.

   La formazione, composta da Vincenzo, Angelo, Sergio e Pietro, si esibì in manifestazioni aeree tra il 1981 e 1983 , con qualche presenza oltre confine come a Sion in Svizzera, ma senza mai raggiungere il numero di presenze ottenute con il velivolo SF-260 dal 1983.

   Anche il programma acrobatico non comprendeva le innumerevoli figure dell’esibizione come quella a fine carriera: il tutto era racchiuso in passaggi, looping, tonneau in formazione, oltre a qualche evoluzione da solisti.

   << Non nacque un vero e proprio show con i Pitts >>, conclude Vincenzo, << Il tutto era presentato in modo “semplice”, non complesso come il programma acrobatico che da lì a qualche anno ci avrebbe traghettati verso la nastra ennesima “meravigliosa avventura”! >>.

    

Testo: Christian Vaccari 

Photo by  Sergio Valori, Libro “La Meravigliosa Avventura”- Renato Rocchi