Il “Tiger” svizzero

Il ciclo operativo di un velivolo da caccia, dal momento della sua acquisizione, ha un periodo di servizio che varia a seconda di diversi fattori (tecnologia, superiorità aerea, prestazioni, armamento, obsolescenza, economicità, ecc.), ma ci sono legami che rimangono saldi e concreti fino all’ultima missione, perché quello che conta è il valore che il mezzo crea dall’attività svolta.

Presso la Swiss Air Force (SAF), in Svizzera, la flotta di F-5E Tiger II prosegue il proprio operato senza alcun accenno di anzianità, facendo riecheggiare il rombo dei turboreattori fra le incantevoli valli elvetiche. 

Il progetto dell’ F-5 nacque a metà anni ’50 dalla statunitense Northrop Corporation (dal 1994 Northrop Grumman Corporation) come caccia leggero con doppio motore a getto, supersonico ad ala bassa. La ditta costruttrice presentò due prototipi: il primo denominato N-156T in seguito scelto dall’USAF nel ruolo addestratore (comunemente noto T-38 Talon) ed il secondo N-156F che ne divenne, grazie a Northrop, un caccia economico da esportazione. Proprio con il secondo velivolo si diede il via all’F-5 Freedom Fighter, distribuito in versione mono (F-5A) e biposto (F-5B).

Il sodalizio fra il caccia statunitense e la SAF nacque negli anni ’70, precisamente nel 1976, quando furono ordinati attraverso il programma d’armamento 66 F-5E versione monoposto e 6 F-5F versione biposto da addestramento. La commessa fu ripresa nel 1981 con l’acquisto di ulteriori 32 monoposto e 6 biposto, totalizzando 110 cellule volanti di Tiger II (F-5E, codici J-3001 – J-3098; F-5F, codici J-3201 – J-3212). I velivoli vennero prodotti negli Stati Uniti, trasportati in Svizzera e assemblati negli stabilimenti "Eidg. Flugwerkzeug" (dal 1999 RUAG Aviation) di Emmen. 

La versione E/F si diversifica dalla precedente per nuovi motori (+ 22% di spinta), adattamento della cellula  all’impianto propulsivo scelto (fusoliera allargata ed allungata), aerodinamica migliorata (maggiore superficie alare e aggiunta di ipersostentatori), installazione di radar di maggior portata.

Attualmente l’aeronautica svizzera è l’unica forza aerea nel continente europeo ad averli in servizio, in quanto l’aeronautica spagnola possiede la versione B della prima variante. 

L’adozione del caccia scaturì dall’esigenza di rimpiazzare i vetusti De Havilland Vampire/Venom e colmare un vuoto tattico lasciato dall’utilizzo pressochè intenso di velivoli Hawker Hunter per missioni aria-terra.

L’F-5, date le piccole dimensioni, si prestava adatto anche al suo ricovero presso gli hangar sotterranei (Kavernen) scavati nelle montagne, realizzazioni ad alto livello di difesa e di protezione dalle basse temperative invernali.

I reparti montati su F-5E/F furono: Fliegerstaffel 1 -  6 - 8 - 11 - 13 - 16 - 18 - 19 - 24, Zielflugstaffel 12. Attualmente solo due gruppi caccia sono ancora attivi: Fliegerstaffel 6 - 19, rientranti  in un “Service Staffel” e operativi da Emmen e Payerne (Fliegerstaffel 8 è stato dismesso a fine 2017 e in data 01/01/2018 l’aeroporto di Sion, smilitarizzato, può essere usato dalla SAF come alternato). Il gruppo Zielflugstaffel 12 è attivo da Emmen e riguarda il traino bersagli assieme ai Pilatus PC-9. Questi reparti sono costretti ad utilizzare, secondo disponibilità, i velivoli rimasti in servizio a causa del ridotto numero di cellule volanti. Non manca nella SAF lo spirito di appartenenza e di forte legame con le tradizioni: proprio per questo motivo, dato il continuo avvicendamento di piloti dei diversi gruppi sugli stessi velivoli, tre F-5 possiedono colorazioni speciali in deriva per appartenenza alla Fliegerstaffel di riferimento.

In dettaglio: l’F-5E Tiger II J-3033 Fliegerstaffel 6 (con emblema un’anatra), J-3073 Fliegerstaffel 8 (emblema pesce sega), J-3038 Fliegerstaffel 19 (emblema cigno).

Dei 110 F-5E/F totali operativi ne rimangono oggi solo 26: ciò è stata la conseguenza di fattori fisiologici di reparto e da decisioni di forza aerea.

Nel periodo 2004 - 2007, 44 velivoli vennero ceduti con cadenza mensile alla Marina degli Stati Uniti per un programma di ammodernamento della flotta “aggressor” di F-5 . L’accordo prevedeva lo smontaggio dei velivoli presso gli stabilimenti RUAG in svizzera, il trasporto mediante mezzi C-130 americani e l’assemblaggio unendo componenti di F-5E americani e svizzeri; il risultato fu l’F-5N, un velivolo rinnovato con accorgimenti di carattere strutturale e avionico. Ciò fu possibile per il numero di F-5 svizzeri in surplus a causa dell’acquisizione degli F-18 Hornet e un numero di ore volate pari a circa 2500, contro le 7000 della Marina. Complessivamente vennero realizzati 41 F-5N e 3 F-5F (nella versione biposto dell’ “N” la designazione rimase quella precedente e le cellule furono realizzate trasformando F-5E da mono a biposto – ironicamente chiamati “Franken Tiger” ).

Gli F-5N vennero affidati a tre Squadrons: VFC-111 “Sundowners” a NAS Key West e VFC-13 “Saints” a NAS Fallon (US Navy); VMFT-401 “Snipers” a Marine Corps Air Station Yuma (US Marine Corps). 

Il 2005 vide la SAF quale fornitore di 12 F-5E all’aeronautica austriaca. Il leasing venne concesso per venir meno alla sofferenza della difesa aerea, dovuta alla sostituzione del Draken e l’attesa consegna dei nuovi Eurofighter EF-2000. Il prestito cessò nel 2008 con il rientro in Svizzera delle matricole in oggetto.

Nel bel mezzo dei suoi 39 anni di onorata carriera (2015) il primo segnale, inevitabile, di un’età matura ormai superata. Vennero identificate in alcuni velivoli delle crepe che avrebbero reso estreme le condizioni di sicurezza in volo e si decise di attivare un’ispezione straordinaria a tutte le cellule operative. Dei 36 F-5 volanti nel 2015, 16 risultarono affetti da criticità e l’aeronautica ordinò di ripararne solo 6, nell’ottica di ottimizzazione della flotta e di risparmio dei costi.

Ulteriori velivoli vennero dismessi durante tutti gli anni di servizio per ovvie ragioni di utilizzo e, di conseguenza, la realtà dei fatti sta in una flotta ridotta a 26 unità, rispetto alle 110 iniziali.

Il compito primario dei Tiger II rimane quello della difesa e polizia aerea, ma con una frequenza diversa da quelle di altre aeronautiche. Infatti non si tratta di un QRA (Quick Reaction Alert) H24 ovvero permanente, bensì di una difesa gestita esclusivamente ad orari programmati. Vi sono eccezioni dovute ad eventi speciali (come il WEF, World Economic Forum) nei quali agli F-5 è demandata una protezione dello spazio aereo con maggiore estensione temporale.

L’armamento tipico per la missione affidata si distribuisce in 2 missili guidati aria-aria SIWA AIM-9P alle estremità alari e 2 cannoni 20mm M39 da 590 colpi in posizione avanzata al cockpit.  

A confronto con gli F-18 Hornet svizzeri, il Tiger II non regge paragone ed è per questo motivo che al ruolo di intercettazione sono stato aggiunti alcuni compiti secondari: combattimento elettronico e traino bersagli a supporto delle attività Hornet (è possibile che questi compiti diventeranno le principali missioni della flotta F-5). Le speciali doti di manovrabilità e di ridotta visibilità (dovuta alle piccole dimensioni) fanno dell’F-5 un ottimo “aggressor” per i velivoli di prima linea della SAF; i tradizionali serbatoi di colore rosso acceso servono proprio per aiutare i piloti Hornet a identificare gli F-5 durante i combattimenti simulati, altrimenti difficilmente si verificherebbe una situazione ottimale per l’addestramento.

In aggiunta agli F-5 vengono richiesti voli programmati per conto della sanità pubblica, contribuendo a rilevare dati oggetto di studio e ricerca.

Come per parte della flotta Hawker Hunter, i piloti di Tiger II rientrano (per il 90%) nella “Milizia”; piloti non professionisti, part-time, che volano 50 ore annue contro le 150 dei piloti di ruolo e al di fuori dell’aeronautica svolgono lavori civili, non necessariamente da piloti di linea. Da gennaio a dicembre sono richiamati in servizio per corsi di ripetizione (Wiederholungskurs) e corsi di allenamento (Trainingskurs).

A proposito dell’epoca Hunter, l’F-5E Tiger II ricevette l’importante ruolo di sostituto nella Patrouille Suisse, la pattuglia acrobatica svizzera che nel 1994 ne passò il compito di rappresentare i colori elvetici in tutto il mondo. I piloti riuscirono in poco tempo ad adattarsi ai nuovi parametri di volo, sfruttando maneggevolezza e velocità nettamente favorevoli nell’esecuzione del programma acrobatico.

Ancora oggi la Patrouille Suisse, con base ad Emmen, continua ad affascinare gli spettatori degli Air Show, con gli inconfondibili F-5 colorati di bianco e rosso. Figure acrobatiche d’effetto, che se contornate nello sfondo dalle catene montuose svizzere creano un perfetto connubio fra volo e natura. I 6 velivoli assegnati al Team durante la stagione acrobatica sono a totale disposizione per le esibizioni, ma nel resto dell’anno vengono utilizzati dagli altri gruppi per i compiti di difesa e addestramento. Fatto particolare l’anno 2015 - 2016 quando, causa le crepe riscontrate su alcune cellule di F-5 tra le quali quelle della pattuglia, la formazione dovette presenziare agli eventi con alcuni velivoli in grigio per sopperire alla mancanza di disponibilità per le concordate manutenzioni. 

Da diversi anni si sta discutendo sul successore, un nuovo caccia in grado di mantenere alti livelli di protezione dello spazio aereo elvetico. Nel 2014 un referendum respinse l’acquisto di 22 JAS-39 Gripen E, mantenendo viva la scelta del caccia anche verso altri concorrenti (Eurofighter EF-2000 Typhoon, Dassault Rafale). Anche Boeing propose la versione Super Hornet dell’F-18, ma il tentativo di vendita venne ritirato dalla stessa ditta. 

Il ritardo nella sostituzione sta crescendo di anno in anno, con gli F-5 ridimensionati in quantità a garantire un ruolo che da sempre li rispecchia. La formazione di nuovi piloti è stata interrotta, in attesa di novità imminenti che diano slancio ad un’aereonautica prestigiosa e rinnomata come la SAF.

Nel frattempo, il “ruggito” dell’F-5E Tiger II continua a dominare indisturbato fra le alte vette svizzere, proseguendo una missione che dura da oltre quarant’anni. Trattasi di una lungimiranza forzata, ma senza ombra di dubbio all’altezza delle aspettative.

Non è giunto il momento di porre fine a questa avventura: il tempo per l’ultimo rullaggio sembra essere ancora lontano.

  

Testo Christian Vaccari, foto Marc Wenger, fonti web: vtg.admin.ch, ricerca online