Eugene Cernan: un pilota “spaziale”

Esattamente 45 anni fa, il 7 dicembre 1972, l’ultimo Saturn V lasciava la rampa di lancio per proiettare la missione Apollo 17 verso la Luna.

L’era spaziale, iniziata negli anni ’50 non stava per volgersi alla fine. La ricerca tecnologica per giungere al traguardo Luna costruì le basi per l’esplorazione spaziale moderna.

Per ottenere i risultati del programma Apollo la Nasa dovette procedere per gradi, attraverso il programma Mercuy (1958-1963) prima e il programma Gemini (1963-1966) dopo. Ogni missione ebbe lo scopo di raggiungere determinati obiettivi, necessari a raccogliere dati e conoscenze tecnico-operative.

La sfida e l’obiettivo di portare l’uomo americano sul suolo lunare non fu soltanto supremazia di potere spaziale, bensì motivo di studio del nostro satellite naturale. Studi che ebbero maggiore importanza con le ultime missioni (Apollo 15 -16 - 17). Queste furono identificate di “tipo J”, atte all’investigazione della superficie lunare e della rispettiva orbita.

Mercury, Gemini e Apollo furono completati grazie al lavoro di squadra di ingegneri, tecnici, astronauti e del restante personale militare e civile che contribuì a scrivere pagine di storia.

La componente più conosciuta e seguita fu sicuramente quella legata alla figura dell’astronauta. Coloro che vennero inseriti nei gruppi scelti dalla Nasa erano piloti dell’aviazione militare americana. Alcuni provenivano da esperienze come collaudatori, tipo Neil Armstrong (pilota di X-15), altri invece da tradizionali reparti caccia.

E’ il caso del Capitano Eugene Cernan, selezionato nel Gruppo 3 della NASA nel 1963 e con all’attivo le missioni Gemini9, Apollo 10 e Apollo 17.

Cernan, dopo essersi arruolato, frequentò il Naval Reserve Officers Training Corps a Purdue. A studi conclusi fu avviato alla fase conclusiva di addestramento al volo, divenendo pilota del United States Navy presso l’Attack Squadron 126 (VA-126) equipaggiato con FJ-4 Fury e l’Attack Squadron 113 “Stingers” (VA-113) montato su A-4 Skyhawk.

L’FJ-4 Fury fu utilizzato dall’ U.S. Navy a partire dal 1955, con la consegna dei primi esemplari dalla North American. Il progetto si dimostrava l’evoluzione dei precedenti FJ-2 – FJ-3, discendenti dall’ F-86 Sabre; migliorie su fusoliera, ala a freccia e carrello ne aumentarono le doti da cacciabombardiere imbarcato. Nel corso della sua carriera venne utilizzato in alcune missioni in Vietnam dai Marines, mentre la minore componente Navy fungeva da piattaforma addestrativa. A partire dal 1962 gli esemplari vennero versati all’Air Force Reserve fino al termine del servizio (1965).

Il caccia Douglas A-4 Skyhawk ebbe storia e notorietà maggiori. Velivolo di dimensioni ridotte, con ali e piani di coda a delta, piccolo abitacolo ed alti carrelli, poteva essere imbarcato con facilità nelle unità navali (anche in gran numero) ed una sonda atta al rifornimento protraeva nel tempo l’attività di volo. Caratteristiche che garantirono una capacità di carico bellico degne di nota, dato che il progetto fu ideato per la sostituzione dell’A-1 Skyraider. Introdotto in linea dalla seconda metà degli anni ’50 e utilizzato fino in tempi recenti da forze aeree quali Argentina e Brasile, il battesimo del fuoco avvenne con il conflitto del Vietnam ed in seguito utilizzato in Kippur, Falkland e Golfo. Le notevoli qualità del velivolo lo candidarono ad “aggressor”, compito di spicco nella formazione dei piloti statunitensi, in quanto il mezzo veniva considerato alla pari dell’antagonista sovietico o di un qualsiasi nemico durante i combattimenti simulati.

L’equipaggio dell’Apollo 17 era composto da:

Eugene Cernan - Comandante;

Ron Evans – pilota Modulo di Comando e Servizio (CSM);

Harrison Schmitt – pilota Modulo Lunare (LM o LEM).

Quest’ultima missione, oltre a significare la chiusura del programma Apollo, fu ricordata per gli innumerevoli records. Primo fra tutti il lancio in notturna, evento suggestivo quanto impressionante per le straordinarie peculiarità del vettore Saturn V; a seguire la più lunga durata di missione, la più lunga permanenza sulla superficie lunare, il periodo più lungo per le attività extraveicolari (EVA – Extra Vehicular Activity), la più alta velocità raggiunta con il Rover lunare (mezzo a quattro ruote trasportato per la prima volta con la missione Apollo 15), maggior quantitativo di campioni portati a terra, presenza di uno scienziato a bordo (Schmitt).

A tal proposito, nelle missioni di tipo J le masse considerate nelle fasi di lancio e rientro in atmosfera erano diverse rispetto alle tradizionali missioni: la strumentazione di studio e analisi trasportata incideva con un maggior peso nella massa da lanciare; i materiali prelevati dal suolo lunare comportavano un incremento di velocità della capsula nella fase di rientro.

L’ambita Luna era stata conquistata dopo anni di studi, ricerca tecnologica e sacrifici. L’ultima impronta di un essere umano stava per essere lasciata tra la polvere lunare, a testimonianza di un grande evento e di un’eredità futura a chi, in altri tempi, ripercorrerà un’avventura simile. A Cernan toccò l’ultimo step di questo lungo percorso, un compito non facile per uno come lui da sempre affascinato dal sogno di Icaro e in quell’istante tormentato da un forte impatto emotivo nel librarsi nuovamente nello spazio, abbandonandone la meta.

Una targa commemorativa venne deposta nel sito di allunaggio, prima che il motore del LEM (Lunar Excursion Module) fosse azionato per il decollo. La Terra era ancora lontana, ma il sentimento che accomunava l’equipaggio con la popolazione terrestre non era mai stato così sentito.

Apollo 17 (lancio 7 dicembre 1972 - allunaggio 11 dicembre 1972 – ammaraggio 19 dicembre 1972)

Eugene Cernan (Chicago, 14 Marzo 1934 – Houston, 16 Gennaio 2017)

 

Christian Vaccari

Picture by  navalaviationmuseum.org,  seaforces.org , apollo17.org