Phase out Aermacchi MB-339

Fin dai suoi albori l’Aeronautica Militare Italiana si è sempre contraddistinta come un'eccellenza nel campo dell' addestramento dei piloti militari. In tutte le epoche, dalla sua costituzione fino ad oggi, l’addestramento dei piloti italiani è stato riconosciuto a livello internazionale come uno dei migliori.

Questo grande successo è dovuto alla combinazione di due fattori importanti: la grande conoscenza, competenza e professionalità del personale (istruttori e allievi) e l’impiego di velivoli progettati appositamente per l’ addestramento basico e avanzato. Nel campo della realizzazione di velivoli concepiti in maniera specifica per l’addestramento l’ industria aeronautica italiana è sempre stata un leader mondiale grazie alla progettazione e produzione di due velivoli nati dalla brillante mente dell'Ing. Ermanno Bazzocchi: L’ MB-326 e il suo grande successore, L’ MB-339. 

Il 12 giugno 2025 è stata una data storica per l’ Aeronautica Militare che ha ritirato dal servizio gli ultimi MB-339 nella versione A. 

La cerimonia si è svolta sull’aeroporto di Lecce Galatina, sede storica del 61^ Stormo e presieduta dal Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare Gen. S.A. Antonio Conserva.

L'ultimo MB-339A ha effettuato alcuni passaggi sulla pista dell'aeroporto salentino accompagnato da una formazione di 3 T-345, l’aereo che avrà l’onere e l’onore di continuare questa grande tradizione e di mantenere l’industria italiana e l'Aeronautica Militare ai massimi livelli nel campo dell'addestramento.

Il Phase Out di questo piccolo “grande” aeroplano segna la fine di una vera e propria epopea iniziata negli anni 80 quando l' MB-326 cedette il posto al 339 presso la 61^ Brigata Aerea di Lecce (oggi 61^ Stormo) e che da allora ha contribuito alla formazione di più di 3.000 piloti militari, non solo della forza armata, ma anche della Marina Militare e di tante altre forze aeree straniere.

Il merito di questo grande risultato va riconosciuto soprattutto a uomini dalla grande professionalità, conoscenza e capacità che, per raggiungere questo obiettivo, hanno dato il loro massimo impegno e in alcuni casi hanno messo a rischio anche la loro stessa vita. Abbiamo voluto dare spazio in questo articolo ad alcune delle loro testimonianze per ricordare che la storia di un aeroplano e del suo un successo è dovuto soprattutto a persone che mettono tanta passione e dedizione nel lavoro che svolgono.

A seguito vi lasciamo queste testimonianze di tre aviatori che raccontano sia le loro esperienze professionali che le loro riflessioni dal punto di vista umano su come era volare in Aeronautica Militare nel periodo in cui l'MB-339A era in servizio.

La testimonianza di Sebastiano Scalia: istruttore di volo del 61° Stormo con 1800 ore di volo in Aeronautica Militare, di cui 1200 su MB-339, attualmente Comandante su Boeing 737.

“L’idea che avevo del 339 prima di entrare in Aeronautica Militare, che ho potuto in seguito quasi confermare del tutto in occasione del primo volo nel maggio 1992 e durante il mio corso di addestramento con il corso 109° Allievi Ufficiali Piloti di Complemento, era quella di un jet dalla forma elegante, dalle prestazioni esaltanti e con un carattere comprensivo, ma che poteva diventare determinato e aggressivo all’occasione.

Per un allievo pilota, indossare la tuta anti-g, il casco, e tutto l’equipaggiamento previsto per volare su un jet è una esperienza unica e personalmente ricordo ancora l’istante in cui mi sono seduto sul seggiolino ed ho agganciato la maschera.

Finalmente entravo a far parte del mondo che avevo sempre sognato fin dall’età di 4 anni. Il rumore inebriante della turbina e finalmente nessuna elica davanti, nessun motore a scoppio e soprattutto un anemometro che segnava più di 500 nodi.

La maneggevolezza dell’MB-339 rendeva semplice la sua condotta e fin dalle prime missioni, inconsapevolmente, vista la poca esperienza, ogni allievo riusciva a trovare un feeling con l’aeroplano che gli permetteva di acquistare fiducia e seguire un trend nel profilo di apprendimento sempre costante nonostante le forme di volo richiedessero man mano difficoltà e skills sempre maggiori.

Fondamentalmente questa è la caratteristica universalmente riconosciuta all’MB-339 e cioè quella di addestratore per eccellenza, capace di volare qualsiasi tipo di missione concedendo all’allievo sufficienti margini di errore, ma al contempo fornendo input sia al livello di condotta, che strumentale idonei al raggiungimento dell’obiettivo istruzionale previsto per il tipo di forma di volo.

Le doti del velivolo sopra descritte sono quelle che tutti conoscono, ma l’MB339, come ho anticipato all’inizio in merito al carattere, nasconde capacità ben più aggressive se portato al limite del suo inviluppo.

Tornato all’allora 61^ Brigata Aerea, oggi 61° Stormo, in qualità di Istruttore, dopo aver volato sul glorioso G-91T, ho avuto modo di confrontarmi con le enormi differenze tra i due velivoli.

Quest’ultimo aveva margini di errore limitatissimi e per questo doveva essere pilotato seguendo rigidamente la sua aerodinamica e assolutamente il suo inviluppo di volo. Era molto sensibile e reattivo e per pilotarlo, soprattutto in formazione stretta, era sufficiente muovere il polso, mentre col 339 bisognava talvolta muovere l’avambraccio.

Il G-91 sviluppava skills più avanzate nei frequentatori, propedeutici ed essenziali per i futuri piloti da caccia, fondamentalmente consolidava ed ampliava i concetti imparati a Lecce sul 339, per tale motivo veniva usato per l’addestramento avanzato su aviogetti per i piloti destinati alla linea aerotattica.

Avendo iniziato la mia esperienza, come tutti del resto, da allievo sull’MB-339, come ho anticipato ho avuto la fortuna di completarla da istruttore. In questa veste, oltre ad acquisire le tecniche su come far entrare in sintonia gli allievi con la macchina, facendo eseguire loro sia le manovre acrobatiche che insegnando loro la gestione delle missioni più complesse durante tutto l’iter istruzionale, ho avuto modo anche di apprezzare le doti del 339 durante parecchie missioni operative, quali CAS, TASMO, DACT, MIR, etc, nelle quali l’aereo veniva usato al massimo delle prestazioni ed ai limiti del suo inviluppo ed era proprio in queste occasioni che veniva fuori il carattere aggressivo di cui parlavo all’inizio.

Il fatto che l’MB339 perdonasse tanto, non deve però far pensare che si potesse prendere alla leggera e, gli incidenti accaduti negli anni sono purtroppo la prova di questa verità.

Una particolarità che contraddistingue questo aeroplano, che personalmente testavo ad ogni volo collaudo staccando l’Ail-Servo (servo comando alettoni), è quella dello stallo repentino a cui era soggetta l’ala interna durante una virata quando sottoposta ad alti fattori di carico “g”. Questo fenomeno era comune a tutti i 339, come già detto quando il servocomando alettoni era disinserito, ma poteva capitare anche con tale dispositivo inserito e questo determinava durante una manovra accentuata, sopra i 3 o 4 G un violento ed inaspettato spostamento a fondo corsa della cloche dal lato della virata ed un conseguente altrettanto violento rollio.

L’unico modo per fermare un tale brusco comportamento, era quello di annullare il fattore di carico e raddrizzare le ali. Personalmente mi ricordo che questo fenomeno mi capitò tornando da una missione durante un ingaggio ad una quota di circa 1000ft AGL, ne uscii a circa 400ft AGL.

Ho cercato in queste poche righe di descrivere e raccontare quella che è stata la mia esperienza sull’MB-339A, un velivolo che rimarrà nella storia e nei ricordi di migliaia di piloti militari.

I miei ringraziamenti e la mia eterna gratitudine vanno all’Aeronautica Militare Italiana per avermi dato l’opportunità di pilotare questi splendidi velivoli, per avermi insegnato a volare, per avermi fatto vivere emozioni ed esperienze indimenticabili e fatto conoscere persone meravigliose, nonché per avermi fatto sentire al mio posto nel mondo…

In altre parole per aver creato quello spirito di appartenenza che dopo trent’anni è ancora indissolubile e che rimarrà con me per sempre.

Aver partecipato alla cerimonia di phase-out del mio amico. L’MB-339A è stata per me l’occasione per rivivere una serie di emozioni indescrivibili, insieme ad amici e colleghi con cui ho condiviso quei periodi e quei momenti”.

Gli occhi lucidi e gli abbracci sinceri hanno reso superflua, in quella giornata, ogni parola.

Grazie di cuore

Sebastiano Scalia 

E’ il momento della testimonianza del Ten. Col. Pilota Gaetano “Jack” Trivellini, una vera leggenda per chi ha  volato con lui. Con 7.000 ore di volo totali di cui circa 4000 da istruttore su MB-339A e CD del 61° Stormo.

“Nel marzo del 1993, dopo 12 anni passati in un reparto CBR, 13° Gruppo 32° Stormo, Pilota Combatt Ready, capo formazione, istruttore tiro e tattiche + di 3000h di volo + di 2000 volate sul velivolo G91Y, sono stato destinato all’impiego di istruttore di volo presso la 61^ Aerobrigata di Galatina.

Durante il corso istruttori di volo familiarizzai con l'MB-339A, per me fu una graditissima sorpresa, da allievo avevo volato con il 326 ma il 339 era un passo avanti abissale. Franco e sincero, da allora il 339 è diventato il mio compagno di lavoro, insieme abbiamo volato più di 4000 ore istruzionali, in ogni condizione meteorologica.

Abbiamo fatto scalo in tutti i paesi europei, compresi quelli ex patto di Varsavia, e tutto il nord Africa, operando quasi sempre in autonomia senza alcun supporto tecnico (prevolo, intervolo e rifornimento a cura equipaggio).

Nel mio peregrinare (1993-2015) non ho mai avuto avarie serie al punto da richiedere l'intervento del personale tecnico dalla base madre, questo la dice lunga sull’affidabilità e semplicità d’impiego.

Nel confronto con gli istruttori stranieri ho avuto la percezione che non è affatto scontato volare su un addestratore jet performante, formativo, affidabile e sicuro.

Quanto detto come premessa all'importantissimo ruolo che ha avuto e ancora ha la variante 339CD, sugli ottimi risultati istruzionali conseguiti dal 61^ Stormo.

Per quanto attiene alla condotta, posso confermare le notevoli doti di stabilità, la conformazione alare e l’ottima autorità dei comandi, permettono al pilota in addestramento interventi di correzione dell’assetto anche ampi e scoordinati e all’istruttore danno un margine di intervento tale da consentire dapprima un riscontro con commento verbale e successivamente qualora richiesto l’intervento manuale per il mantenimento delle condizioni di sicurezza.

In acrobazia sia a velivolo singolo che in formazione, i comandi garantiscono una risposta pronta, fluida e proporzionata. Gli sforzi di barra sono coerenti alle situazioni di volo (velocità, fattori di carico, angoli ecc) perfettamente calibrati dai servocomandi idraulici. 

Conclusione, il 339A è stato il miglior velivolo sul quale il sottoscritto ha volato e resterà per sempre nel mio cuore”.

“Jack” Trivellini

Come ultima testimonianza vi lasciamo quella del Tenente di Vascello Pilota  Michael “Magic Mike” Politini, che ci racconterà un fatto che non tutti conoscono; ovvero che anche i piloti di altre forze armate ( nel suo caso specifico la Marina Militare) hanno frequentato i corsi di volo dell'Aeronautica Militare. Oggi “Magic Mike” è Comandante su Boeing 737.

“Era una fredda e insolita mattina di gennaio del 1991. Un boato squarciava i cieli siciliani, illuminando i miei pensieri mentre, da ingenuo bambino di sette anni, cercavo una semplice spiegazione a ciò che stava accadendo. Quel momento segnò inconsapevolmente l'inizio del mio cammino verso un destino fatto di azioni, sforzi e sacrifici, per la realizzazione di un sogno.

Erano i primi F-14 Tomcat decollati dalla Stazione Aeronavale Americana di Sigonella, diretti verso operazioni militari nell'ambito della Guerra del Golfo (Operazione Desert Storm).

Quella mattina ero in compagnia di mio fratello maggiore, al quale chiesi: «Cosa sono questi rumori nel cielo?» Lui, con un attimo di incertezza, rispose: «Sembrano caccia militari, come quelli del film Top Gun», che per caso avevamo visto insieme pochi giorni prima. A quelle parole, risposi con fermezza e decisione: «Da grande farò anche io il pilota di caccia militari!»

Ricordo ancora oggi il suo sorriso: un misto di soddisfazione e rassegnazione, consapevole di quanto fosse difficile realizzare un sogno simile.

Da quel giorno, i miei pensieri da bambino si trasformarono in dedizione costante allo studio, e non molto tempo dopo i sogni, iniziarono a concretizzarsi.

Nel 2005, dopo aver completato gli studi presso l’Istituto Tecnico Aeronautico di Catania e aver partecipato a diversi concorsi pubblici per diventare pilota militare, ricevetti la lettera che mi comunicava l’ammissione al concorso come A.U.P.C. nel Corpo dello Stato Maggiore della Marina Militare Italiana.

Nel gennaio 2006, la Marina selezionò otto piloti su trentaquattro per frequentare le scuole di volo dell’Aeronautica Militare. Una scelta insolita, poiché da oltre un decennio era prassi consolidata l’invio di piloti presso le scuole di volo della US Navy, sia per l’ala fissa che per quella rotante.

Fu così che ebbi la fortuna di partecipare al corso di formazione per Pilota Militare presso il 61° Stormo dell’Aeronautica Militare. Il velivolo sul quale avremmo ottenuto il Brevetto di Pilota Militare (BPM) era l’Aermacchi MB-339A.

Quel velivolo, che avevo sempre ammirato durante gli studi, continuava a farmi sognare e a spingermi verso l’eccellenza per diventare un aviatore aero-tattico.

Per un pilota navale, volare su un aviogetto era un’occasione molto rara all’epoca, poiché il 95% dei piloti di Marina frequentavano le scuole americane su turboelica come i T-34 e T-44, per poi dedicarsi principalmente all’ala rotante, componente numericamente dominante dell’aviazione navale.

Ricordo perfettamente il mio primo volo con il “Macchino”: la notte precedente non riuscii a dormire per l’incredulità. L’emozione fu indescrivibile, anche se le prime manovre erano prevalentemente dimostrative. L’aereo fluiva nell’aria come un coltello nel burro: questa fu la mia prima impressione. Col passare dei mesi, compresi quanto fosse affidabile e performante per essere un velivolo da addestramento. Non ricordo mai un’avaria grave o un intervento manutentivo rilevante durante tutto il mio periodo al 61° Stormo.

Già prima di concludere il corso BPM, tutti noi allievi ci sentivamo in grado di padroneggiarlo con rispetto e precisione. La turbina del 339, quando si avviava, accendeva in noi un amore platonico che penso abbiamo provato tutti durante il Phase-Out Day del 12 giugno scorso.

La Marina Militare è per me come una madre: mi ha cresciuto con valori solidi e mi ha regalato esperienze straordinarie in giro per il mondo. Ma considero l’Aeronautica Militare come un padre: mi ha plasmato professionalmente, mi ha fatto maturare come uomo e come pilota, e mi ha donato amicizie eterne.

Sono diventato un “Paricò”, come ogni mio “Fratello” dalla camicia azzurra.

A volte mi soffermo a pensare alla mia carriera e mi rendo conto che il mix tra le due esperienze militari è stato un’opportunità d’oro — umana e professionale — i cui benefici si riflettono ancora oggi nella mia carriera commerciale, presso una delle più grandi compagnie aeree europee.

Il Macchino è stata la ciliegina sulla torta della mia esperienza in Aeronautica. Gli sarò sempre grato per le emozioni che mi ha donato: la velocità del pensiero tra i cieli e la capacità di armonizzare il mio corpo umano alle tre dimensioni del volo. È una macchina straordinaria, che ogni pilota militare che ha avuto l’onore di pilotarla ricorderà come un amico leale e affidabile. Un velivolo che non solo addestra, ma unisce: trasmette un amore condiviso con chi ha vissuto le stesse emozioni, creando una vera e propria famiglia.

Grazie, Macchino. Grazie, Aeronautica Militare”.

Con dedizione e affetto, CPT. Michael “Magic” Politini

 

 Ringraziamo Mike, Jack e Sebastiano per la loro infinita disponibilità e pazienza e per averci permesso di pubblicare le loro testimonianze.

 

Testo e foto per The Aviation

Stefano Rota

Giacomo Schiavi